Futuro HR

Futuro HR

A dicembre sono stati presentati presso l’Università di Milano-Bicocca i risultati per l’Italia relativi a una interessante ricerca condotta da Cranet con l’obiettivo di individuare le pratiche e le politiche in tema di gestione delle HR, risorse umane, in aziende private e pubbliche con più di 200 dipendenti, di 40 paesi del mondo. La survey ha permesso di estrapolare i dati tenendo conto delle caratteristiche funzionali delle aziende di ogni singolo paese e di effettuare un confronto tra i diversi paesi per conoscere i cambiamenti in atto e individuare le linee guida da seguire nel nella gestione delle risorse umane.

Di seguito alcune delle considerazioni emerse dall’analisi dei dati.

Il 65% del personale che ricopre incarichi di HR è di sesso femminile e il 35% è di sesso maschile.
Nella figura di direttore del personale i dati si invertono: il ruolo risulta maschile per il 68% e solo il per il 32% è femminile.
Altro dato interessante riguarda la loro formazione: laurea in giurisprudenza per il 36% dei casi (in particolare nel settore pubblico), il 27% in materie umanistiche, il 22% in economia/business.La figura dell‘HRM acquisisce più potere nella definizione del piano di business aziendale, in particolare nelle operazioni straordinarie come una fusione o una acquisizione. L’HR entra nella elaborazione del piano strategico d’impresa per il 66% dei casi.
L’area decisionale dell’HR si concentra in particolare sulle scelte relative a: selezione del personale, formazione e sviluppo e sulle decisioni in merito a retribuzioni e benefit aziendali.

Per parlare del panorama Italia faticano a decollare le nuove forme di lavoro a distanza, lo smart working o lavoro flessibile. I dati a disposizione dimostrano che solo il 26% delle aziende italiane ha adottato queste modalità di lavoro innovative. Al contrario il 63% delle aziende si avvale per la formazione interna dell’e-learning, di cui il 41% in modo elevato.  L’aumento, rispetto al 2009, riguarda non tanto il numero delle aziende coinvolte, ma le aziende che già utilizzavano questo prezioso strumento, in particolare le aziende con un numero elevato di dipendenti (oltre i 1000). La media delle giornate relative alla formazione ha ottenuto un rimbalzo significativo soprattutto per il comparto esecutivo; si parla di un aumento pari al 28% della formazione per operai e impiegati, in particolare nei settori finanziari e innovativi.

Sempre nell’ottica di un raffronto con il 2009 si osserva invece un calo nelle pratiche di work-life balance, cioè la capacità di bilanciare lavoro e vita privata. A seguito dello sviluppo tecnologico la trasformazione dei luoghi di lavoro ha permesso di separare i lavoratori dai luoghi lavorativi per definizione, permettendo alle persone di lavorare da casa o da altri luoghi. Se la cosa offre vantaggi, è anche vero che la possibilità di dilatare o ridistribuire il tempo lavoro crea o potrebbe creare effetti collaterali sulla vita privata o famigliare con conseguenze non sempre ottimali.

Infine i dati relativi al processo di reclutamento del personale evidenziano che il principale canale risulta essere i social media e mentre per la ricerca delle figure executive si ricorre meno alle società preposte (-11%), si registra invece un aumento dell’utilizzo di queste società per la ricerca di figure professionali (+12%) e impiegati (+18%).

Quali sfide per il prossimo futuro nell’area dell’HR? Sicuramente la figura dell’HR avrà un ruolo decisivo nel favorire un ritorno della fiducia all’interno della propria azienda e nell’incrementare quei processi di cambiamento che, in una fase economica come quella attuale, in continua evoluzione, saranno sempre più necessari.

Fonte: News&News